È questo uno dei suggestivi esempi che ha usato il presidente e socio fondatore dell’Arcipelago SCEC alla presentazione della nona sezione nazionale dell’organizzazione, quella veneta, per descrivere la filosofia che ha ispirato questa interessantissima esperienza.
Ma facciamo un passo indietro: che cos’è lo SCEC? L’acronimo sta per Solidarietà ChE Cammina e lo SCEC è, tecnicamente, un buono locale. Buono in quanto la banconota di SCEC può essere utilizzata all’interno del circuito commerciale dell’Arcipelago per integrare il pagamento in euro (per esempio, in una pizzeria di Arcipelago SCEC una pizza margherita invece di costare 5 € verrà – per gli aderenti all’Arcipelago – 4 € e 1 SCEC); locale perché il meccanismo – così come la filosofia che l’ha ispirato - è finalizzato a valorizzare i produttori e la produzione locali, con lo scopo di riallacciare i legami comunitari grazie al tessuto economico, senza lasciare che sia quest’ultimo a prevalere su tutto il resto, come avviene nell’economia globalizzata di oggi. Attraverso questa pratica passa infatti il recupero della sovranità monetaria, di cui le comunità locali e nazionali sono state espropriate dalle grandi oligarchie finanziarie e a cui si accompagnano altri tipi di sovranità: quella territoriale, quella alimentare, quella della salute.
Come sopra accennato, domenica 8 marzo si è svolta a Rovigo la presentazione ufficiale dell’Arcipelago Veneto, evento che tuttavia è stato solo una piacevole e significativa formalità che di fatto ha sancito la costituzione di una realtà forte e consolidata, che vanta centinaia di aderenti e le considerevole somma di 100.000 SCEC già messi in circolazione. Nella circostanza sono intervenuti alcuni dei più illustri rappresentanti dell’”economia alternativa”, un termine forse inappropriato ma che descrive efficacemente il sempre più vasto gruppo di studiosi, addetti ai lavori o semplici appassionati del mondo economico che hanno da tempo smesso di credere alle fandonie raccontate dal pensiero ufficiale, quello accademico, quello istituzionale, quello del mainstream mediatico e si sono solertemente attivati nel duplice canale dello smascheramento delle false verità e della diffusione di valide e corrette alternative.
Il secondo intervento, affidato al professor Claudio Bianchini, è stato dedicato alla memoria di un personaggio storico nell’ambito di quella che ho definito “economia alternativa”, il professor Giacinto Auriti, scomparso nel 2006 e autore di numerosi studi su moneta e sovranità monetaria e promotore di un’esperienza rivoluzionaria in campo monetario quale fu l’introduzione - nel suo paese natale di Guardiagrele, in Abruzzo – del SIMEC (SIMbolo EConometrico di valore indotto) nell’ambito di un esperimento finalizzato a dimostrare che il valore della moneta è indotto, ovvero non stabilito aprioristicamente dallo Stato o dall’ente che la emette ma derivato dalla sua accettazione quale strumento di mediazione dello scambio da parte dei cittadini.
È poi stata la volta dell’avvocato Marco Della Luna, co-autore insieme ad Antonio Miclavez del best seller “Euroschiavi”, di “Basta con questa Italia” e del nuovo “Neuroschiavi” (scritto con Paolo Cioni), oltre all’interessante saggio “La moneta copernicana”, scritto a quattro mani con Nino Galloni. Fedele al suo approccio concreto e tagliente, Della Luna si è concentrato sull’analisi degli aspetti principali e più gravi della situazione attuale: il debito pubblico in continuo aumento, la politica scellerata – possibile grazie all’immunità giudiziaria – messa in atto dai dirigenti della Banca Centrale Europea, l’eccesso di credito generato dalle banche e la condizione di diffusa omertà e disinformazione che circonda queste situazioni e le rende possibili.
Il microfono è quindi passato a Nino Galloni, apprezzato economista con un passato professionale decisamente qualificante, che ha proposto un’interessante analisi della situazione economica americana, mettendo in evidenza una sostanziale continuità fra la politica economica di Bush e quella del nuovo presidente Obama che, nonostante l’aura di paladino dei diritti dei poveri di cui si è circondato, ha destinato metà dei 786 miliardi di dollari movimentati dalla manovra finanziaria in programma in aiuti alle banche.
Questa situazione ha portato alla progressiva smaterializzazione della moneta – si calcola che il 92% del denaro sia creditizio – e alla conseguente crescita del potere di chi questo credito ha il potere di emetterlo. Ancora una volta è stato rimarcato come le armi più efficaci di questo sistema siano l’ignoranza e la disinformazione rese possibili grazie alla censura di informazioni fondamentali, mentre quelle poche che vengono fornite sono presentate attraverso una terminologia volutamente complessa e ridondante, col chiaro scopo di confondere chi pure avrebbe la volontà di comprenderle e padroneggiarle.
In quest’ottica, dice Paoletti, lo SCEC rappresenta una chiave. Questa chiave serve per aprire la serratura della gabbia mentale in cui ognuno di noi è rinchiuso e compiere la scelta decisiva fra vivere da schiavi e riprendere in mano il proprio destino. L’economia deve servire a un solo e unico scopo: fornire a ciascuno ciò di cui ha bisogno.
Ma quali sono le caratteristiche fondamentali dello SCEC, della chiave per l’autodeterminazione economica? Sono poche, semplici ma importanti: aumento del potere d’acquisto, possibilità di non creare nuovo debito, capacità di trattenere e diffondere la ricchezza sul territorio, opportunità di lavorare in rete con le realtà locali.
Ecco quindi gli strumenti per combattere l’avanzata dell’economia globale e per uscire in maniera definitiva dalla crisi, non attraverso emissioni di credito e aiuti statali che ripristinerebbero solo la situazione che ci ha condotti sin qua, se possibile esacerbandola ulteriormente, ma grazie al recupero della sovranità monetaria, a un’offerta di moneta calibrata e all’adozione di un nuovo modello che valorizzi le economie locali.
16 Marzo 2009 - Scrivi un commento
gli SCEC li ottieni semplicemente iscrivendoti ad arcipelago, 100 al momento dell'iscrizione e una quota fissa in seguito; questa quota - o la frequenza con cui viene elargita - è proporzionata alla diffusione dello SCEC stesso: in veneto per esempio, dove lo SCEC si sta diffondendo rapidamente e capillarmente, le emissioni di buoni fornite ai soci sono molto frequenti poicè essi hanno frequenti e abbondanti possibilità di spenderli. viceversa, in una regione all'inizio della sua esperienza (come l'emilia-romagna) dove sono ancora poche le attività che accettano SCEC e di conseguenza sono rare le occasioni per utilizzarli, l'emissione è per il momento fortemente contingentata per non dare ai soci troppi SCEC che rimarrebbero inutilizzati.
il discorso delle banche che fai tu è corretto ma poco calzante, diciamo; lo SCEC si basa infatti sul principio che la sua validità (attenzione, come già scritto nell'articolo ribadisco che tecnicamente lo SCEC NON è una moneta alternativa o complementare ma un abbuono praticato sul prezzo in euro) si basa sull'accettazione di chi la usa come mezzo di scambio (principio che in realtà DOVREBBE ispirare anche le monete ufficiali) e nel momento in cui è comunemente accettato il fatto che lo SCEC costituisce un buono strumento di mediazione dello scambio ecco che i problemi vengono risolti.
idelizzando il concetto si può dire che il controvalore dello SCEC è la fiducia nel sistema della gente che lo utilizza.
per entrare nel circuito basta contattare l'isola regionale (http://arcipelagolazio.org/)e iscriversi; sicuramente i resposnabili locali staranno conducendo una intensa opera di sensibilizzazione presso i produttori e i commercianti per invogliarli ad accettare gli SCEC.
in ogni caso, sul sito c'è un database con tutte le attività commerciali, divise per regione, che accettano gli SCEC.